Via Duca d’Aosta, 16, Matino (LE)

Biografia

Scrittore, saggista, storico, meridionalista, poeta, aggregatore di talenti culturali, Aldo Bello è stato prima di ogni altra cosa – e sopra ogni altra cosa – giornalista.
Passato dalla carta stampata alla radio, per poi approdare al teletext ed infine alla televisione, ha attraversato in lungo ed in largo il mondo – con le sole eccezioni dell’Antartide e dell’Australia – a caccia di notizie.

Da adolescente si appassiona alla lettura di romanzi d’avventura: da Defoe, a Sàlgari; da Kipling, all’amatissimo Conrad de La linea d’ombra. Frequenta quindi il liceo classico “Pietro Colonna” della sua città, Galatina, e dal 1957 è a Roma, presso l’Università degli Studi “La Sapienza”, dove si confronta con il critico letterario Natalino Sapegno, il latinista Ettore Paratore, il poeta Giuseppe Ungaretti e gli storici Raffaello Morghese e Federico Chabod.

Inizia l’attività giornalistica come inviato speciale del settimanale La Tribuna del Salento di Ennio Bonea – testata che a partire dal febbraio del 1966 dirige, su nomina dello stesso Bonea. Collabora intanto con Il Giornale d’Italia, Il Globo, L’Italia che scrive ed il Gazzettino di Venezia.

RAI – Collegamento Sedi Regionali

Giornalista pubblicista dal ’63, nel 1965 entra per concorso in RAI, come redattore, al Collegamento Sedi Regionali sotto la guida del direttore Francesco Casa: da questa redazione venivano fornite ai Gazzettini regionali RAI notizie e radiocronache di tutto ciò che, avvenuto a Roma, riguardava le diverse regioni.

E’ il 1968 quando pubblica Terzo Sud, un saggio sulla questione meridionale che affronta il tema da una prospettiva originale e per molti versi anticipatrice.

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Il 1973 si rivela un anno estremamente prodigo di pubblicazioni: il romanzo La Mattanza, che sarà finalista al prestigioso Premio Viareggio; la raccolta di racconti Il sole muore, poi riedito come Le lune e Riobò qualche anno più tardi; infine Poeti del Sud, un primo tentativo di raccogliere in maniera organica le voci poetiche del Mezzogiorno.

Nel 1974 Giorgio Primiceri, Presidente della Banca Agricola Popolare di Matino e Lecce – l’attuale Banca Popolare Pugliese – incarica Aldo Bello di realizzare una rivista bancaria. La rivista verrà pubblicata ininterrottamente per quasi quarant’anni, sempre sotto la direzione originale, e vanterà collaborazioni di economisti, politici, studiosi, letterati, premi Nobel ed artisti di rilievo nazionale ed internazionale.

 

RAI – Giornale Radio 1

Nel 1976 viene chiamato da Sergio Zavoli al neonato GR1, da questi diretto, con la qualifica di capo redattore prima, di inviato speciale dal marzo del 1978, e di caporedattore di prima fascia, responsabile della messa in onda dei radiogiornali del mattino e dei servizi speciali nel periodo immediatamente successivo.
In una intervista rilasciata a L’Unità in occasione del proprio novantesimo genetliaco, Zavoli rievoca così l’incontro con Aldo Bello: «Ricordo che al debutto disponevo d’un corpo giornalistico di fede soprattutto socialista, e ci fu un malcelato sconcerto quando dichiarai che per far posto al pluralismo non si doveva essere la versione elettronica dell’Avanti, del Popolo e, figuriamoci, de l’Unità! Alla “zebratura” mancava, ricordo, un liberale e andai a cercarmelo in Viale Mazzini. Si chiamava Aldo Bello, una specie di panda che l’Azienda teneva in un piccolo ufficio disadorno. Bello si rivelerà uno dei nostri inviati migliori, cominciando dai servizi sul massacro di via Fani e il rapimento di Moro».

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Tra i primi compiti al GR1, l’intervista ad Oriana Fallaci il primo maggio del 1976, giorno dell’uccisione, ad Atene, di Alexandros Panagulis, compagno della scrittrice fiorentina. Il giorno seguente sarà nella stessa Atene – prima trasferta all’estero per conto della RAI – a seguire il caso.

Da qui in avanti, nella veste di inviato speciale, una lunga sequela di interviste, servizi ed inchieste.

Dal terremoto in Friuli, all’uccisione del giudice Francesco Coco a Genova; dalla diretta da piazza S.Pietro, quando una fumata bianca annuncia l’elezione di un papa polacco al soglio pontificio, al caso Moro, che segue per intero e che lo mette in stretto contatto con l’allora ministro dell’Interno Francesco Cossiga, con il quale manterrà ottimi rapporti per gli anni a venire e che spesso lo chiamerà a casa – l’uno eletto Presidente della Repubblica, l’altro incaricato della direzione di Televideo RAI – per confrontarsi sulle vicende politiche italiane.

Ne L’idea armata, pubblicato nel 1981, ripercorre il tragico periodo storico dell’eversione. Analizza le radici anarcoidi, le componenti ideologiche, gli scontri dialettici tra “maitres à penser” e le formazioni terroristiche. Esamina le drammatiche vicende di quegli anni, dal caso Moro al caso D’Urso; propone interrogativi inquietanti sui collegamenti internazionali.

Il 23 novembre del 1980 parte nel cuore della notte per raggiungere una Irpinia devastata dal terremoto. E’ una esperienza vissuta con immenso tormento: la tragedia del terremoto la farà vivere ai radioascoltatori attraverso la testimonianza diretta dei sopravvissuti, scovando e raccontando episodi emblematici e carichi di umanità.

Il 1981 è segnato dal fallito assassinio di Giovanni Paolo II da parte di Ali Agca. Segue tutte le diverse fasi processuali e si reca più volte a Sofia, negli anni a venire, sulle tracce della cosiddetta “pista bulgara”.

Tra dicembre 1981 e gennaio 1982 è impegnato a Verona e poi a Padova, durante le fasi del sequestro del generale americano Dozier – culminate nella liberazione del militare americano ad opera dei NOCS.

Nel 1985, per una collana pensata e voluta da Sergio Zavoli dà alle stampe Amare contee, un ritratto della regione Puglia tratteggiato attraverso interviste con alcuni dei più signivicativi figli di queste terre: Laterza, Bene, Arbore, Modugno, Mennea e molti altri.

E’ il 1987 quando è inviato da Zavoli in diciotto Paesi per documentarne le guerriglie, le attività dei cartelli del crimine organizzato, i traffici di droghe e di armi: percorre le due Americhe, il Giappone, la Cina, il triangolo d’oro (Birmania-Thailandia-Laos), l’Afghanistan, la Mezzaluna d’Oro (Iran-Aree turcofone del Vicino Oriente-Libano), la Turchia, e Cipro.
Ne sortisce una lunga serie di speciali trasmessi in radio, e successivamente l’esperienza di questo viaggio riaffiorerà nella trama di Passo d’oriente, pubblicato nel 1992.

È a Berlino, nel dicembre dell’89 in occasione della caduta del Muro. Documenta nel ’90 da Bucarest la caduta di Ceausescu; da Budapest, il crollo del regime comunista in Ungheria; da Telaviv e da Gerusalemme la prima Guerra del Golfo.

RAI – Televideo

Nel 1991 arriva – inattesa – la nomina alla direzione di Televideo RAI.

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A Televideo porta la sua esperienza di giornalista da prima linea: la pagina 101, dedicata alle notizie dell’Ultima Ora, assume un ruolo sempre più centrale, e alla rotazione delle notizie viene impressa una importante accelerazione. Viene poi adottato e incoraggiato il metodo dell’inchiesta, come ricerca e verifica delle notizie, e la vocazione ad essere fonte d’informazione.
«In un primo tempo» – dice, intervistato dal RadiocorriereTV«Televideo è stato un fedele e sintetico estensore di notizie altrui; oggi, accanto alla articolazione delle fonti, che non potrebbe mai venire meno, siamo noi stessi ad uscire allo scoperto. A creare, talvolta, la notizia stessa».

San Marino RTV

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Nel 1998 un nuovo incarico: è Direttore Generale di San Marino RTV, l’emittente di Stato della più antica Repubblica del mondo, che per accordo internazionale deve essere condotta da un dirigente RAI.
Il mandato è semplice: il risanamento economico. E’ una sfida manageriale, prima che giornalistica, che persegue a modo suo: evitando i tagli lineari e puntando invece sull’ottimizzazione e la valorizzazione delle risorse professionali, affiancando una radicale ristrutturazione del palinsesto, accuratamente studiato per migliorare la qualità dell’offerta dell’informazione e dell’intrattenimento, così da attrarre maggiori investimenti pubblicitari.
I risultati supereranno le aspettative: nel 1999 – per la prima volta nella storia della Radiotelevisione sanmarinese – i bilanci saranno in attivo, seppur per una cifra risicata: 64 milioni delle vecchie lire. L’anno seguente il surplus supererà il miliardo di lire: qualcosa di assolutamente inimmaginabile fino a qualche tempo prima.
Malgrado l’impegno sul fronte strettamente manageriale, non rinuncia al suo ruolo di giornalista, comparendo spesso a video come conduttore ed opinionista, ma anche mettendo a disposizione dell’azienda le competenze maturate in anni di analisi del terrorismo internazionale in occasione dell’attentato alle torri gemelle.
Proprio queste competenze saranno alla base della sua ultima pubblicazione – Il salice e l’Imam, risalente al 2001 – che dedica alle tematiche delle difficili relazioni tra culture e religioni orientali ed occidentali dopo Ground Zero.

Il 30 novembre del 2002 si chiude l’esperienza a San Marino, e con essa la carriera in RAI. Potrà dedicarsi a tempo pieno ai suoi scritti e ad Apulia, la sua amata rivista. Fino alla notte di Santo Stefano del 2011, quando passerà sull’altra riva.