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La ricerca della verità

Pubblichiamo l’intervento che Sonia Tura, Caporedattore Centrale San Marino RTV, ha tenuto nel corso della manifestazione di premiazione tenutasi il 1 giugno 2018 a Matino, presso il Palazzo Marchesale del Tufo.


La ricerca della verità

Come tutte le persone che sanno molto Aldo Bello era un uomo semplice. Usava parole chiare e amava lasciarsi stupire dagli altri. Non partiva mai da giudizi preconfezionati al contrario, sceglieva di mettersi in discussione. Parto da qui perchè, leggendo i lavori dei ragazzi, mi è venuto da pensare quanto gli sarebbe piaciuto essere al mio posto. Non per giudicare, ma per avere uno spaccato concreto di una realtà che, per motivi anagrafici, ci sfiora appena: quella dei giovani.

Ogni volta mi stupisco di quanto i ragazzi siano diversi dagli adolescenti che eravamo noi.

Lo so, è la frase più ripetuta di sempre. Lo dicevano a me gli adulti quando ero ragazza e lo avranno detto ai miei genitori prima di me. Questa volta però c’è di più. I testi che ho letto sono figli senz’altro di insegnanti eccellenti, ma sono stati scritti da ragazzi che sanno pensare. A loro vorrei dire quello che, senza dubbio, direbbe Aldo: amate la verità e non smettete mai di cercarla. Tenete gli occhi aperti e non fatevi fregare da quel relativismo etico che oggi va per la maggiore e che sostituisce le opinioni con la verità. Siete “nativi digitali” eppure, a differenza degli adulti, non prendete come oro colato tutto quello che la Rete passa. Ma la dipendenza dalle piattaforme social è un fatto e Google in cima alla lista dei risultati non mette la verità ma la risposta che ha avuto più link, al punto che si chiede a Google se “Hitler era cattivo?” ti risponde con un sito che elenca 10 motivi per cui il dittatore dell’Olocausto era buono (come ha raccontato una inchiesta del Guardian).

Condividiamo spesso senza leggere la bolla di argomenti che l’algoritmo Facebook ha selezionato per noi. E anche questa non è una cosa nuova. Da sempre le persone si fanno una idea di come va il mondo leggendo i titoli dei giornali e non gli articoli. Ma adesso tutto questo succede dentro il motore potentissimo della rete e viene condiviso in tempo reale diventando il megafono delle bufale.

La parola chiave di questo tempo, come hanno deciso i Dizionari di Oxford, è “post-verità”. Una definizione che ha invaso il confronto pubblico durante il referendum sulla Brexit e l’elezione di Trump alla Casa Bianca. Nella società della post-verità, le opportunità di manipolazione delle opinioni si sono moltiplicate all’ennesima potenza, assieme ai canali per la loro circolazione. Il circolo vizioso delle fake news tratta una falsità per farla apparire verosimile, innaffiandola con abbondanti dosi di sensazionalismo. Una volta confezionata, la bufala viene rilanciata in rete e ripetuta in eterno.

Pensate solo, per fare un esempio, alla questione vaccini. Il futuro inoltre non promette bene perchè queste sono fake news di testo, ma arriveranno programmi in grado di modificare i video e clonare la voce. Un mondo che si basa sulla post-verità, che discute e si indigna per cose che non esistono, ignora la forza dei fatti anche quando i fatti sono il record di migranti morti nel Mediterraneo, la tragedia umanitaria di Aleppo o gli attenti terroristici in Europa.

E’ un mondo che ha bisogno di giornalisti scrupolosi, di giornalisti che cercano di vincere con il web la gara della velocità ma quella dell’autorevolezza. E’ un mondo che ha bisogno di persone che hanno voglia di andare fino in fondo alle cose, alla ricerca della verità.