Via Duca d’Aosta, 16, Matino (LE)

Tre categorie di pensiero e azione

Pubblichiamo l’intervento che Rita Magnani, già Vice Capo Redattore Televideo Rai e RaiNews 24, ha tenuto nel corso della manifestazione di premiazione tenutasi il 1 giugno 2019 a Matino, presso il Palazzo Marchesale del Tufo.


Tre categorie di pensiero e azione

Verità, libertà, pace. Sono i pilastri su cui si regge il mondo, alla base di ogni civile convivenza. Sono principi strettamente legati l’uno all’altro, valori ciascuno dei quali è allo stesso tempo causa ed effetto dell’altro. Senza verità, non c’è libertà e viceversa, senza libertà, non vi è né verità, né pace.

Queste tre categorie di pensiero e azione mi tornano in mente quando penso alla figura di Aldo Bello e alla sua opera di giornalista, scrittore, saggista, uomo di cultura e fine intellettuale, che io ho avuto il privilegio di conoscere in Rai, tra il 1991 e il 1992, quando era direttore di Televideo Rai e io una giovane praticante agli esordi del mestiere. Parliamo di quasi trent’anni fa, ma per me è stato un maestro e i buoni maestri non si dimenticano mai.

La ricerca della verità e la sua rappresentazione sono state sempre la sua stella polare, comandamento deontologico per ogni buon giornalista. La libertà, una dimensione dello spirito, a lui connaturata. La pace, ispirazione della sua opera e, nel suo carattere, un approdo naturale all’armonia.

Di lui ho conosciuto il giornalista, l’inviato e il radiocronista, che ha attraversato le tante frontiere del mondo per raccontare i luoghi e i momenti di crisi, dove il rischio era sempre messo nel conto. Ho conosciuto un professionista dell’informazione, che ha testimoniato dal vivo i mutamenti vorticosi della nostra società e della realtà geopolitica di questi ultimi 40 anni, raccontandoli in presa diretta, ancor prima della rivoluzione di internet, desk, newsroom, computer e social network. Ho conosciuto il distinto gentiluomo del Sud, dai modi garbati e dall’ironia lieve. Ho apprezzato l’uomo di cultura, non il saccente. Ho conosciuto il direttore, autorevole e mai autoritario, un liberale autentico, nel senso di uomo libero da imposizioni e opportunismi e l’intellettuale onesto, guidato dal fortissimo senso etico e civile. Infine, ho conosciuto un “capo” carismatico, generoso e attento all’ascolto, pronto a dare fiducia all’altro, in particolare a noi, allora giovani leve della redazione.

Il Premio a lui intitolato racconta tutte queste cose.

Un Premio, in genere, si assegna per onorare la memoria di qualcuno e diventa l’occasione per ricordarne la figura e continuarne l’opera, valorizzando chi ne raccoglie il testimone. Ebbene, il Premio Aldo Bello, giunto quest’anno alla sua VI edizione, risponde a tutti questi obiettivi, ma va oltre, perchè è rivolto agli studenti delle scuole superiori del Salento, della “sua” terra, invitandoli a riflettere su quei valori che hanno ispirato la sua vita professionale e la sua produzione letteraria.

Quindi, questo appuntamento di fine anno scolastico si estrinseca non tanto e non solo nel ricordo della sua figura, ma nella capacità di aiutare a comprendere il presente, nelle sue molteplici trasformazioni e di guardare al futuro, affrontando il domani con le risorse delle nuove generazioni. Ciò che il suo lavoro ha seminato è destinato a portare ancora, proprio qui, nella sua terra, frutti copiosi negli anni a venire, assolvendo al compito ineguagliabile di ogni buon maestro.

E a proposito di buoni maestri, permettetemi di aggiungere uno speciale apprezzamento per gli studenti e per i docenti che hanno aderito con entusiasmo, partecipando al Concorso, nelle due sezioni, di giornalismo e narrativa. Attraverso la lettura degli elaborati, sono stata piacevolmente sorpresa dal livello qualitativo e quantitativo di spunti, di riflessioni, di registro di sentimenti e di linguaggi, di analisi critica, di fantasia e di passione, che emanava dai testi. A volte, anche noi giornalisti cadiamo nelle trappole di luoghi comuni (ahimé!… spesso rilanciati superficialmente dai media) sui giovani pigri e svogliati, dalla prosa asfittica e sgrammaticata, inaridita dai click di messaggi sincopati nelle piattaforme social e invece…. Mi hanno colpito i pensieri e le parole di questi ragazzi, certamente merito del loro sentire e del loro studio, ma indubbiamente anche di insegnanti attenti e appassionati. Ricordiamoci che insegnare è trasmettere conoscenze, ma educare è trasmettere esempi di vita.

E anche chi fa il mestiere del giornalista, al pari dell’insegnante, deve sempre ricordare che al centro della notizia, non c’è solo la ricerca dello scoop o del picco dell’audience, ma ci sono comunque e sempre le persone. “Informare è formare, è avere a che fare con la vita delle persone”, ci ha ricordato recentemente Papa Francesco.

E chiudendo il cerchio, torniamo ad Aldo Bello e ai suoi scritti, al suo lavoro e alla sua vita, alla sua Puglia e alla sua storia: ci ha insegnato qualcosa che va oltre il tempo e la fine. Ci ha lasciato, ma non è andato via…