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Sud ’70 – Una monografia

Proponiamo qui una pubblicazione – edita per i tipi della Tipografia di Matino nel 1970 – che raccoglie due interventi intorno al Mezzogiorno: «Mezzogiorno a passo d’uomo», di Aldo Bello, e «Proposte per una nuova strategia dello sviluppo», di Claudio Alemanno.

Aldo Bello e Claudio Alemanno alla fraterna amicizia che li legava facevano corrispondere anche un facondo scambio di idee e punti di vista sul tema del Mezzogiorno, ed i loro interventi rispecchiano prospettive originali, e al tempo stesso la comune intenzione di superare il meridionalismo tradizionale in nome di un lucido e moderno pragmatismo.

Anticipiamo su questa pagina l’introduzione che apriva la monografia, e rinviamo al testo integrale (scaricabile in formato pdf) il lettore interessato.


«Mezzogiorno “70» è stato il tema di una relazione svolta da Aldo Bello al Soroptimist Club di Taranto. In quell’occasione, Claudio Alemanno presentò una comunicazione. Questo volume raccoglie i testi dei due Autori: appena ritoccato il primo, notevolmente ampliato il secondo.

Identico il tema, sono radicalmente diversi i contenuti. Lo sbilancio c’è, era evidente, e non s’è voluto far nulla per evitarlo. Un giornalista e un economista hanno svolto un discorso fondato su esperienze dirette. Ne è venuto fuori un quadro a due stili, ma completo: sul mosaico dei Sud arretrati e dei Sud in sviluppo si sovrappongono le proposte di intervento per il riequilibrio settoriale e territoriale. In tal modo le due parti si condizionano e si integrano. Anche perchè l’una e l’altra, al di là dell’occasione che ne ha determinato l’accostamento, rifiutano la qualifica di «contributo», cioè di un altro capitolo riallacciato alla lunga e non più valida lezione meridionalista. Esse sono una volontaria provocazione, se provocatorie possono definirsi, nel gran mare di linguaggi astratti che non protegge ma assedia e isola il Mezzogiorno, osservazioni e proposte chiare, precise, spregiudicate, che chiamano le cose col loro nome, e le presentano come sono, non come si vorrebbe che fossero. Ciò, in nome di una visione realistica della condizione del Mezzogiorno, che, svincolata dalle fumose dialettiche e dagli accaniti interessi di parte, si faccia radice di un discorso veramente nuovo, creativo, calato nelle dimensioni e nelle prospettive del terzo millennio.

Provocazione, abbiamo detto. Perchè per secoli il più formidabile difetto dei meridionali – che lo hanno chiamato una virtù per necessità – è stato quello di scuotersi solo se individualmente e violentemente provocati. E poichè si fa presto ad abituarsi alla depressione e all’arretratezza anche culturale, i singoli casi diventarono subito costume e sistema generale di vita. Lo aveva scritto Paul Eluard: «Gli elefanti sono contagiosi». Il meridionalismo del ventunesimo secolo deve scavar fosse per il cimitero di questi elefanti.